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Nuove politiche di cooperazione internazionale per ridisegnare i fondamenti di una nuova civiltà. Il contributo dei sistemi scientifici del Mezzogiorno

Il mondo industrializzato vive oggi una crisi di sistema tecnologico ed economico di portata unica negli ultimi cinquecento anni di storia del nostro pianeta. Il modello che concentra nel 17% del pianeta il 90% delle risorse, anche in termini di conoscenze, brevetti, know how tecnologici, si sta sgretolando. Una crisi i cui segni erano evidenti sin dal 1991, ha colpito a partire dal settembre 2008 principalmente i maggiori paesi industrializzati ed ha messo in discussione un intero modello di sviluppo. Gli indicatori economici, insieme ai mutamenti climatici e all’esaurirsi di risorse vitali, impongono di ridisegnare i fondamenti di una nuova civiltà, nella quale la crescita economica non sia ineludibilmente connessa alla distruzione del patrimonio naturale, umano e culturale di vaste aree del pianeta.

Siamo tutti oggi alla linea di partenza, la maggiore disuguaglianza risiede però nella concentrazione delle conoscenze e saper fare e nella capacità di sviluppare e utilizzare i talenti individuali e collettivi, il capitale umano. La più grande povertà di una paese è la sottoutilizzazione del suo capitale umano, che prende le forme di disoccupazione, sottoccupazione, migrazione e con esse la fragilità dei sistemi di educazione e formazione.

I sistemi scientifici (università, istituti di ricerca, organi responsabili delle politiche) debbono, parimenti al sistema d’imprese, sviluppare une nuova consapevolezza della responsabilità sociale e non più solo essere promotori delle libertà individuali, naturalmente sempre da difendere da forme di imposizioni di parte.

In questo quadro occorre ripensare profondamente la concezione stessa delle politiche di cooperazione internazionali e in particolare quelle che vedono protagonisti Europa e paesi più poveri e fragili, a noi più vicini, geograficamente.

In un contesto di enorme complessità crediamo che una via maestra sia la costruzione di infrastrutture scientifiche e di ricerca (laboratori, team di ricercatori) comuni, per la formazione di giovani scienziati, ricercatori, leader di imprese high-tech, pienamente consapevoli delle sfide sociali ed economiche e del ruolo di leadership, senza distinzione di origine. Essi potranno condividere conoscenza e insieme individuare soluzioni ai problemi che si pongono nei diversi contesti specifici. I sistemi scientifici del Mezzogiorno possono svolgere un ruolo pioniere in tal senso e favorire il fiorire di una nuova civiltà che scongiuri il rischio del conflitto distruttivo e dei disastri naturali connessi ad un utilizzo insipiente delle risorse del pianeta.

ARTES è impegnata prioritariamente in questo ed ha costruito e continua ad ampliare e consolidare una rete multiculturale e multidisciplinare che vede nella condivisa creazione delle conoscenze la leva di rigenerazione e sviluppo dell’economia e del lavoro, oltre che della qualità della vita per tutti. In questo quadro e nell’ambito di un protocollo di intesa che riunisce più di 12 università europee ed africane e camere di commercio, saranno realizzati alcuni incontri internazionali nelle università partner della rete, in Italia e all’estero. Partiamo da UNICAL con una prima occasione di incontro e dibattito.

Il giorno 27 marzo, nel Campus Universitario, a Rende, in aula Caldora, dalle ore 14,30 alle ore 17,30, verrà presentato il volume di Tindaro Paganini, Senior Trade and Competitiveness expert della Banca Mondiale, intitolato “Banca Mondiale: un’opportunità per giovani e imprese – lavorare con un’organizzazione internazionale e combattere la povertà nel mondo”.

Di Lilia Infelise

Vedi il programma dell’incontro